Tarquinia Etrusca
A pochi chilometri dall’odierna Tarquinia, sul pianoro denominato Pian di Civita, si incontrano i resti della città etrusca di Tarchna, fondata secondo la leggenda dall’eroe Tarconte, proveniente con il fratello Tirreno dalla Lidia. Tracce di una prima stabile occupazione del sito risalgono alla fine dell’età del Bronzo, tuttavia il vero e proprio sviluppo della città inizia dalla metà dell’VIII sec. a.C., quando si intensificano i contatti sia con i territori dell’entroterra,
e successivamente con le popolazioni greche ed orientali, grazie all’attività commerciale
del suo porto. Distante circa dieci chilometri dalla città, non conosciamo il nome etrusco
del porto chiamato, dal 181 a.C., Gravisca, per deduzione della colonia romana. Le indagini archeologiche hanno rivelato un importante luogo di culto (VII-III sec. a.C.) articolato in vari santuari dedicati a divinità greche ed etrusche. Il porto fungeva da emporion, luogo di scambio e di residenza temporanea dei mercanti. Dagli scavi sono emerse testimonianze di notevole pregio: ceramiche di alta qualità, bronzi e avori.
Nell’area archeologica di Pian di Civita, visitabile gratuitamente, si possono ammirare le rovine della cinta muraria del V-IV sec. a.C., con la porta urbica “Romanelli” e l’imponente basamento su cui sorgeva il più grande tempio di tipo etrusco-italico, probabilmente dedicato alla dea Artumes (l’Artemide greca) e denominato dall’Ottocento “Ara della Regina”.
Tutti i reperti rinvenuti negli scavi archeologici, che hanno portato alla luce anche elementi della decorazione fittile del tempio come il magnifico altorilievo del frontone, raffigurante due cavalli alati (IV sec. a.C.), sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale Etrusco.
Il Museo ha sede nello splendido Palazzo Vitelleschi e fu inaugurato nel 1924, riunendo le
due collezioni ottocentesche, quella comunale e la collezione privata dei conti Bruschi- Falgari. Nelle attuali collezioni potrete ammirare, inoltre, numerosi sarcofagi, corredi funerari e suppellettili, raffinate ceramiche corinzie e attiche, e, dal 2017, la scultura del Mitra Tauroctono (II – III sec. d.C).
La potenza di Tarchna, che fornì a Roma la dinastia dei Tarquinii, ultimi dei suoi Re, cominciò a declinare all’inizio del V sec. a. C.. Dopo un periodo di ostilità e tregue, nel III sec. a.C., Tarquinia passò sotto la sfera d’influenza di Roma. Resti di una villa e di terme romane sono stati scoperti a Pian di Civita mentre tutte le necropoli etrusche sono ubicate fuori dalle mura della città, lungo le vie di transito. Nella necropoli della Doganaccia, percorrendo la Via dei Principi, si trovano i tumuli più antichi di famiglie aristocratiche, ispirati ai monumenti funerari dei sovrani orientali, e denominati per la loro maestosità del Re e della Regina (VII-
VI sec. a.C.). Altri esempi di tumuli si trovano nelle località dell’Infernaccio, Poggio del Forno, Poggio Gallinaro e Monterozzi, dove è ubicata anche la più antica tomba dipinta, quella delle Pantere (630 a.C.). La Necropoli di Monterozzi, utilizzata dal VII al II sec. a.C., dal 2004 è stata iscritta nel Patrimonio dell’Umanità UNESCO, in quanto gli affreschi delle sue 200 tombe a ipogeo costituiscono la più ampia e importante testimonianza pittorica del periodo pre-romano in tutto il bacino del Mediterraneo. Le tombe, con una o più camere funerarie, sono state scavate nel banco geologico locale (macco) e dipinte con scene della vita quotidiana e rituale (banchetti funebri, giochi, musica, danza, caccia, pesca, etc.) e rappresentano una fonte inestimabile per la conoscenza della civiltà etrusca.